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dirección de orquesta
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===Abandono de la composición (1949)===
En 1949 Gavazzeni decidió interrumpir su actividad como compositor para centrarse en su carrera como director de orquesta. Juzgó su producción musical como anacrónica para la estética contemporánea y decidió darla ''autosepultura antes de que lleguen las «leyes excepcionales» de la Vanguardia Oficial''. El compositor [[Goffredo Petrassi]], amigo personal de Gavazzeni, comentó: ''Con la consciencia crítica que lo distingue, Gavazzeni se di cuenta de que la composición no estaba en su naturaleza y que cuanto escribía le parecía fundamentalmente un reflejo de la experiencia de Pizzetti, de quien fue alumno''.<ref>En el original italiano: ''Con quella coscienza critica che lo distingue si è avveduto che la composizione non era nella sua natura e quanto scriveva gli appariva soprattutto un riflesso dell'esperienza di Pizzetti, di cui era stato allievo''.</ref>
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==L'attività esecutiva==
A partire dal [[1933]] ha inizio per Gavazzeni la sua attività di direttore d'orchestra. La prima occasione gli venne offerta dall'orchestra EIAR di [[Torino]] mentre poco più tardi fu maestro sostituto alla stagione del Teatro delle Novità di Bergamo. Ebbe così inizio un'ininterrotta attività che lo porterà a dirigere nei teatri più importanti in Italia ed all'estero. È del [[1944]] il suo primo contatto con la [[Teatro alla Scala|Scala]] di [[Milano]] con l'opera ''Il campiello'' di [[Ermanno Wolf-Ferrari]] cui fecero seguito le direzioni della ''Mavra'' di [[Igor Stravinskij|Stravinskij]] e de ''La pulce d'oro'' di [[Giorgio Federico Ghedini|Ghedini]]. Dopo la guerra, nel [[1948]], Gavazzeni diresse a Bergamo la ''Messa da Requiem'' di [[Gaetano Donizetti|Donizetti]] ponendosi così all'origine del fenomeno della ''Donizetti Renaissance''. Un'altra importante occasione fu quella realizzatasi nel [[1950]] con la direzione della prima esecuzione moderna dell'opera di [[Gioacchino Rossini|Rossini]] ''Il Turco in Italia'', che ebbe come protagonista un'inedita [[Maria Callas]] nel ruolo di cantante "buffa".
 
==Dirección de orquesta==
A partir de 1933 Gavazzeni comienza su actividad profesional como director, primero con la orquesta EIAR de [[Turín]] y poco después como director suplente en el Teatro delle Novità de Bérgamo. Gavazzeni tuvo una brillante carrera como director de ópera y tocó en los teatros más importantes de Italia y del extranjero. En 1944 tuvo su primer contacto con el [[Teatro alla Scala]] de [[Milán]], donde dirigió la ópera ''Il campiello'' de [[Ermanno Wolf-Ferrari]]. A continuación, interpretó ''Mavra'' de [[Ígor Stravinski]] y ''La pulce d'oro'' de [[Giorgio Federico Ghedini]]. Tras la [[Segunda Guerra Mundial]], Gavazzeni dirigió en Bérgamo (1948) la ''Messa da [[Requiem]]'' de [[Gaetano Donizetti]], siendo uno de los impulsores de la revalorización de este compositor. Este interés por resucitar obras y autores olvidados le llevó en 1950 a dirigir la primera versión moderna de la ópera de [[Gioacchino Rossini]] ''Il turco in Italia'', que fue protagonizada por [[Maria Callas]].
 
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Gavazzeni fu lontano per scelta e per indole dallo star system dei direttori d'orchestra, non amò incidere registrazioni discografiche, fu insofferente nei confronti delle scelte registiche che nel [[1955]] giudicò "presuntuose avventatezze... a danno dell'esecuzione musicale". Nel suo panorama esecutivo amò spesso includere pagine sinfonico-orchestrali, appartenenti soprattutto al periodo romantico, tardoromantico e al primo [[Novecento]]. Ebbe e coltivò idee chiarissime sulla tecnica esecutiva sostenendo tra l'altro che non si impara a dirigere e non si impara dagli altri direttori, mentre "è sulla propria pelle che si impara". Sostenne inoltre che la musica è da vedere, non solo da ascoltare (e questo vale non solo per l'opera lirica ma anche per i concerti). Famose le sue polemiche contro la filologia dichiarata quando serva solo a coprire una pressoché assoluta mancanza di ispirazione. Con sapiente arguzia Gavazzeni ebbe a rispondere a chi lo interrogava sul "tempo giusto" di un determinato brano che "il tempo giusto è quando c'è bel tempo e non piove". L'assoluta fedeltà al testo è per Gavazzeni un'idea gretta che "va contro i valori estetici della musica e va contro la storia. La storia che non è mai ferma". Il critico musicale [[Fedele D'Amico]] affermò, a proposito delle sue interpretazioni, che "non sono soltanto esecuzioni incantevoli: sono silenziose e trasparentissime esegesi, che dicono più d'un commento scritto".